Sono arrabbiata con te: te lo dico senza ferirti

Quando si è arrabbiati, spesso si dicono cose che poi ci si pente di aver detto…

18/02/2021

Si tiene, ci si trattiene fino a quando si scoppia e quello che volevamo dire esce in maniera convulsa lasciandocicomunque la sensazione di non essere stati compresi fino in fondo mentre l’altra persona magari cambia atteggiamento per un po’, più scocciata però dalle nostre continue lamentele che per un’innata voglia di venirci incontro.


Allora che fare? Come comunicare all’altro che qualcosa non va bene, prima che la rabbia sovrasti la comunicazione?

Se nella relazione predomina il rispetto per l’altra persona, le parole lanciate in un momento di esasperazione non avranno lo stesso peso di una sola parola inopportuna che può restare impressa per anni.

UNA GIUSTA COLLERA PER SE’

Alcune persone non si arrabbiano mai per paura di ferire gli altri o di dare un’immagine negativa di sé. Negano i loro bisogni e rimuovono le loro emozioni mentre la cosa migliore è imparare ad ascoltarsi, accettarsi con tutte le sfaccettature e imparare a dire IO.

La prossima volta che vi sentirete in collera potrete provare a sperimentare la sequenza di seguito proposta e osservare cosa accade in voi e nell’altro:


Siete in collera:


    1    sentite l’energia della collera dentro di voi e lasciate che vi invada il corpo. Continuate a concentrarvi sulla sensazione del corpo senza passare alle idee;

    2    identificate la vera causa della collera. Il comportamento dell’altra persona l’ha scatenata ma qual è la causa? Vi sentite impotenti? Ne avete abbastanza di fare tutto in casa mentre il vostro partner torna dal lavoro senza nessuna fretta? Siete stanchi e volete poter guardare Netflix?


Se la semplice consapevolezza della causa annienta istantaneamente la vostra collera, allora dovete spiegare all’altro cosa è accaduto in voi, così che possa imparare a fare lo stesso.

Se invece la rabbia continua a crescere dentro di voi, informate l’altra persona che siete in collera con… E dite la vera ragione.Prendetevi alcuni minuti di isolamento per sfogare la collera, andate in un’altra stanza e gridate, piangete, eventualmente prendete a pugni un cuscino per scaricare la tensione.Dopo esservi sfogati, trovate il tempo per parlarne e correggere gli errori di interpretazione “non sono arrabbiato con te… Ero già nervoso perché oggi al lavoro è successo questo”


Se invece la vostra rabbia nasce proprio dal comportamento dell’altra persona e volete che modifichi un comportamento che contrasta con i vostri bisogni, STATE PARTICOLARMENTE ATTENTI A FORMULARE I BISOGNI SENZA LANCIARE ACCUSE.


La struttura della frase potrebbe essere questa:


Quando tu (comportamento preciso dell’altro) provo (la mia emozione, il mio sentimento) perché io (il mio bisogno) e ti chiedo di (richiesta precisa di un comportamento qui e ora che mi permette di ristabilire la relazione con l’altro) cosicché (motivazione per l’altro)


Ecco alcuni esempi:


Quando mi chiedi la pasta, te la preparo e tu non la mangi, provo un sentimento di collera perché cucino per te e ho bisogno di sentire che questo è utile e ti chiedo di capire ciò che sento quando faccio una cosa per te e tu non la vuoi più, cosicché io continui ad avere voglia di fare per te ciò che mi chiedi.


Altro esempio:


Quando lasci i panni sporchi per terra, mi arrabbio perché ne ho abbastanza di raccogliere le tue cose, preferisco fare qualcos’altro con te piuttosto che occuparmi della tua roba sporca e ti chiedo di capire i miei sentimenti e di andare a mettere i vestiti nella cesta della biancheria cosicché io mi senta bene con te e possiamo stare insieme con piacere”


Questo cosicchè può sembrare un ricatto ma è solo la risposta alla domanda :“cosa cambierà per me, per la nostra relazione, se l’alto accoglie la mia richiesta?”


Spesso sono sufficienti le prime tre frasi “quando tu… provo… perchè io…”


Es. Quando entri con le scarpe piene di fango sono in collera perchè ho appena fatto le pulizie”


Il rigore di questa frase ci impedisce di esagerare. Ci pone di fronte i nostri limiti.


Malgrado la sua semplicità apparente, si tratta di una frase complessa che richiede consapevolezza di sé e dell’altra persona.Innanzitutto non è facile identificare il comportamento preciso degli altri senza scivolare in una generalizzazione o in un giudizio.


Spuntano rapidamente frasi del tipo “non ascolti mai”, “quanto sei insopportabile”…


Siamo talmente poco abituati a verbalizzare le emozioni, che ci mancano spesso le parole per esprimere in modo preciso ciò che sentiamo.


Possiamo ad esempio mettere un’emozione al posto di un’altra, dicendo: “quando torni alle due di notte, mi arrabbio” invece di dire: “quando torni alle due di notte ho paura che ti accada qualcosa”.


Posso mostrarmi arrabbiato solo per qualcosa che mi riguarda. Altrimenti si tratta di desiderio di controllo.


Tutto questo richiede esercizio e nel caso dei più piccoli, mostriamo loro con l’esempio a esprimere la collera

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